Addio al senza tetto che ha ispirato il film “The Terminal”, viveva da 18 anni all’aeroporto di Parigi

Si chiamava Viktor Navorski, cittadino della Krakozhia che si è trovato a vivere, suo malgrado, nel terminal delle partenze internazionali dell’aeroporto JF Kennedy di New York, perché un colpo di stato scoppiato nel suo paese ha reso il suo passaporto privo di validità – e quindi impossibilitato ad entrare negli Stati Uniti una volta sbarcato. Questa storia vi ricorda qualcosa? Ebbene sì, è la commovente trama del film di Steven Spielberg “The Terminal”, uscito nel lontano 2004.

Il film è rimasto nel cuore di milioni di persone, perché ispirato ad una storia vera. Viktor Navorski nella realtà si chiamava Mehran Karimi Nasseri, ed era un cittadino iraniano che ha vissuto per quasi 20 anni nel terminal 2F dell’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi. Parlo al passato perché proprio ieri l’uomo, ormai 78enne, è stato trovato privo di vita in quella che era diventata la sua casa.

Morto il protagonista di The Terminal
Morto il protagonista di The Terminal (Foto dal web)

La sua morte è stata confermata dall’Associated Press, che ha scritto che la polizia e gli operatori sanitari non sono stati in grado di salvare Nasseri. Meheran era un rifugiato della provincia iraniana del Kuzistan, fermo dal 1988 all’aeroporto di Parigi dopo aver girato tra Londra, Berlino e ad Amsterdam alla ricerca di sua madre, espulso da ogni paese perché privo di documenti. L’uomo era conosciuto da tutti come Sir Alfred perché dopo il successo della pellicola la sua storia ha attratto molti giornalisti e curiosi, che amava ricevere su un divanetto rosso.

Il sogno americano non è mai diventato realtà

La notorietà ha aiutato l’uomo a vivere in una stanza d’albergo per alcuni anni, ma a quanto riportano le cronache, le ultime settimane era tornato all’aeroporto, sembra perché non avesse più possibilità economiche, ma si dice che nelle tasche avesse nascosto migliaia di euro.

 

L’uomo inizialmente aveva dichiarato di avere una madre scozzese, ma poi nel 1999, ottenuto lo status di rifugiato in Francia con annesso permesso di soggiorno, si rifiutò di firmare la documentazione, dichiarando “Non sono a mio nome, io non sono più quello che ero. Ormai mi chiamo sir Alfred Merhan e non sono iraniano. Mio padre era svedese e mia madre danese“.

Dopo essersi dichiarato apolide, la sua residenza in aeroporto è diventata una libera scelta, tanto da lasciare per la prima volta l’aeroporto solo nel 2006, 18 anni dopo esservi stabilito per la prima volta, per un ricovero in ospedale. Nasseri teneva sempre il suo bagaglio al suo fianco, trascorrendo il tempo a leggere, scrivere diari e studiare economia. “Ma qui non si può parlare di vita! Spero che ‘The Terminal’ mi aiuti a partire per gli Stati Uniti”, aveva dichiarato alla stampa. Purtroppo però il lieto fine raccontato dalla pellicola con protagonista Tom Hanks non c’è stato, ed il sogno americano di Merhan ieri si è spezzato per sempre.

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